Ferrari
333 SP, l’ultimo prototipo del cavallino
di Massimo Campi
Anno 1994, gennaio.
Dalle cronache del tempo è riportato che una
fredda atmosfera invernale avvolge la pista di Fiorano
e Dario Benuzzi, il super collaudatore di Maranello,
è pronto a salire sulla nuova vettura appena
parcheggiata nel box. Non è una vettura di serie,
ma è stata creata appositamente per i clienti
sportivi. Si chiama Ferrari 333SP, è una barchetta
ed è un grande ritorno sportivo per il cavallino
rampante. Qualche giro per capire la nuova nata, i soliti
problemi di gioventù ma il giudizio è
molto positivo, la biposto è nata bene e sarà
l’ultima vettura sport prototipo con il cavallino
rampante sul muso.
La storia della Ferrari
333 SP è piuttosto anomala per la scuderia di
Maranello e nasce all’inizio degli anni ‘90
per volere di due principali uomini: Giampiero Moretti
e Piero Lardi Ferrari. La categoria IMSA (International
Motor Sport Association) dalla fine degli anni sessanta
organizza in America la serie dedicata alle vetture
sport, un campionato ormai in crisi per mancanza di
vetture dopo l’annuncio del ritiro nel 1992 di
Nissan e Jaguar con le loro GTP. I dirigenti dell’Imsa
corrono prontamente ai ripari annunciando la nascita
di una nuova categoria, la World Sports Car, prevista
per il 1994. Le nuove vetture devono essere del tipo
barchetta, senza effetto suolo, cambi automatici, sospensioni
attive e tutte le varie diavolerie costose che avevano
fatto lievitare alle stelle i costi delle GTP. Inoltre
i nuovi motori devono derivare da un modello di serie,
una caratteristica importante che permette ad un team
privato di mettere in pista una vettura equipaggiata
con un V8 Chevrolet o Oldsmobile con una spesa di circa
250.000$.
Entra
in gioco la voglia di Giampiero Moretti, gentleman driver,
titolare della azienda Momo e impegnato da anni nell’Imsa,
di correre gli ultimi anni della sua lunga carriera
al volante di una Ferrari. Grande amico di Piero Lardi,
convince il figlio di Enzo Ferrari, direttore della
Ferrari Enginering, a realizzare una barchetta per la
nuova categoria. Il motore è derivato dal dodici
cilindri della futura Ferrari F50, ridotto a quattro
litri di cilindrata per rispettare i nuovi regolamenti
ed il telaio, studiato in Ferrari, viene realizzato
dalla Dallara. Il progetto è anche sostenuto
da Gian Luigi Buitoni, presidente della Ferrari North
America, che vuole rilanciare l’immagine sportiva
del cavallino rampante negli Stati Uniti. Il telaio
della barchetta è realizzato in nido d’ape
d’alluminio e fibra di carbonio, il cambio Ferrari
monta componenti Hewland DGN ed è sequenziale
meccanico a cinque rapporti. Tra i progettisti del telaio
viene coinvolto anche Tony Southgate, uno dei maestri
delle vetture sport. La nuova vettura viene messa in
vendita ad un prezzo di 950.000 $ per i team privati,
come era già successo in passato per la 512M
ed altri famosi prototipi Ferrari e si chiamerà
“333SP”, dalla cilindrata unitaria del suo
propulsore di 333,08 cc.
Realizzata in soli
nove mesi, scende in pista per i primi collaudi a gennaio
del 1994 e viene presentata ufficialmente a marzo, all’Hilton
Hotel di Daytona Beach in occasione della 24 ore. I
collaudi vengono principalmente svolti da Mauro Baldi,
ex campione mondiale sport prototipi ed uno dei più
veloci piloti con le ruote coperte. Le prime squadre
che ritirano la 333Sp sono la Momo Corse, la Scandia
Motorsport e l’Euromotorsport Racing.
La 333Sp non viene
schierata a Daytona e Sebring, gare di lunga durata
dove occorre una preparazione specifica, e debutta in
corsa a Road Atlanta, il terzo appuntamento della stagione.
Mauro Baldi con una 333Sp della Euromotorsport conquista
la pole position, mentre Jay Cochran conquista la prima
vittoria con la seconda vettura della Euromotorsport
Racing, la scuderia di Antonio Ferrari e sostenuta da
Gian Luigi Buitoni, dopo che Baldi si è dovuto
fermare per problemi tecnici. Un debutto avvenuto secondo
i migliori auspici, ed una vittoria che fa subito il
giro del mondo sulle pagine dei giornali. Una Ferrari
che ritorna al successo sulle ruote coperte, dopo aver
abbandonato la categoria nel 1973, è un grande
ritorno d’immagine, in fondo quello che volevano
Piero Ferrari e Buitoni. Le restanti gare Imsa ‘94,
vedono le 333Sp sempre protagoniste. Giampiero Moretti,
in coppia con Eliseo Salazar, conquista tre gare a Lime
Rock, Watkins Glen ed Indianapolis, mentre Andy Evans,
proprietario del Team Scandia, sale sul gradino più
alto del podio a Laguna seca in coppia con Firmin Velez.
Nonostante le cinque vittorie, la prima stagione Imsa
non vede la Ferrari conquistare nessun titolo. Wayne
Taylor, sempre a punti, fa suo il titolo piloti, mentre
la Spice-Oldsmobile conquista il titolo costruttori.
Determinante, per le sconfitte, è il frazionamento
dei punti conquistati dai vari piloti Ferrari e l’ultimo
appuntamento di Phoenix, quando Jay Cochran, in testa
alla gara, gioca all’autoscontro con l’altra
333Sp di Eliseo Salazar. Jeremy Dale, approfitta della
lotta tra i piloti Ferrari, conquista la testa della
gara consegnando la vittoria in campionato alla Oldsmobile.
Nonostante la vittoria
di una macchina americana, l’effetto prodotto
dalla barchetta Ferrari è notevole. Nonostante
corra come vettura privata, il marchio del cavallino
rampante riesce a fare centro nel popolo americano.
Tra i meriti della F333Sp c’è anche quello
di avere riportato in auge le gare di durata, seppellite
dalla potenza della F.1 e da regolamenti suicidi della
FIA.
La storia della Ferrari
333SP continua per diverse stagioni, anche se la Ferrari
non continua nello sviluppo della barchetta, affidato
alle sapienti mani di Michelotto. Uno dei problemi è
rappresentato dal propulsore, tanto che viene sostituito,
in alcuni casi, con un Judd, ed in questa configurazione
che Giovanni Lavaggi con Christian Vann ottiene la vittoria
nella 1000 Km di Monza del 2001.
Nella sua lunga carriera
la barchetta Ferrari ha vinto corse importanti come
la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring, nel palmares
figurano 69 pole position e 56 vittorie assolute, 8
vittorie di classe, tra cui una in categoria LMP1 alla
24 Ore di Le Mans del 1998. L’ultimo successo
risale alla stagione 2001 del campionato Sport FISA,
nella gara corsa il 13 maggio sul circuito di Spa-Francorchamps.
Nell’albo d’oro ci sono anche quattro titoli
Fia Sportscar Championship consecutivi nel 1998, 1999,
2000, 2001.
Mauro Baldi è
il pilota che ha svezzato la barchetta Ferrari, la ricorda
così in una intervista di alcuni anni fa. “La
macchina era nata per volere di Piero Ferrari, Giampiero
Moretti e Gian Luigi Buitoni. Come progetto era indovinatissimo,
nato per rispolverare il marchio del Cavallino in America,
dove non correva ancora la F.1. Il mondiale Endurance
era morto, e nelle loro gare c’erano principalmente
vetture statunitensi o Porsche. Era una macchina nata
bene, con un grandissimo potenziale, senza nessun particolare
difetto. Purtroppo non è stata sviluppata dalla
casa madre. Piero Ferrari non aveva abbastanza peso
all’interno del Consiglio di Amministrazione per
imporre le sue idee, a Luca Montezemolo non è
mai piaciuto il progetto e non lo ha mai appoggiato.
E’ stato proprio Piero Ferrari, d’accordo
con Jean Todt a chiamarmi per collaudare la vettura.
Abbiamo fatto alcuni test a Fiorano; verificato che
la vettura era nata bene non c’è stato
molto tempo per fare un vero sviluppo. Siamo andati
con Moretti al Mugello, ma avevano montato dei cerchi
sbagliati, uno si è rotto in appoggio all’arrabbiata
ed ho distrutto la vettura. Siamo poi andati a Road
Atlanta, io e Jay Cochran. La F333Sp è andata
subito forte, ma mi sono dovuto ritirare per un problema
meccanico, se mi ricordo bene alla trasmissione, lasciando
la prima vittoria a Cochran. Abbandonata dalla casa
madre, lo sviluppo della macchina è stato portato
avanti negli anni dai vari team privati, mentre la revisione
ed il poco sviluppo del motore è stato affidato
a Michelotto. L’apice della F.333 SP è
stata la vittoria a Daytona nel 1998, una gara eccezionale,
solo qualche problema nelle prime fasi di gara per una
toccata di Moretti, poi un crescendo fino al traguardo.”
Massimo Campi
www.motoremotion.it
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