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Ferrari 333SP, l'ultimo prototipo del cavallino  
14 aprile 1929, nasce il Gran Premio di Monaco
La rinascita dell'industria italiana
Stagione 1964, quando il Cavallino
dominava nel mondo
1938: GP Italia, Nuvolari vince con l’Auto Union
1928: Louis Chiron vince il tragico Gran Premio d’Europa con la Bugatti
1933: GP Italia, due gare per una giornata che finisce nel lutto

Stagione 1964, quando il Cavallino dominava nel mondo
di Massimo Campi

Sono passati cinquantacinque anni da quel fantastico 1964 quando la scuderia del cavallino rampante imperversava nel mondo delle corse dominando tutte le maggiori categorie, dalla Formula Uno alle ruote coperte.

John Surtees, con la F158, vince il titolo mondiale, la Sport 275P si afferma alla 12 Ore di Sebring, alla 1000 Chilometri del Nurburgring e completa il trionfo con la 24 Ore di Le Mans, mentre la GTO vince per la terza volta consecutiva la categoria granturismo entrando nel mito.

La Ferrari riesce a competere e vincere su più programmi sportivi ed anche con la produzione di serie raggiunge dei notevoli traguardi presentando al pubblico favolose vetture come la coupé 275 GTB (Gran Turismo Berlinetta), presentata al Salone di Parigi assieme alla versione spider GTS, uno degli indiscutibili capolavori di stile e di meccanica creato a Maranello con la collaborazione di Pininfarina e Scaglietti, quasi un’opera d’arte più che un’automobile, ancora oggi splendida cinquantenne, fra le supercar d’epoca più amate e protagonista di aste frequentate da collezionisti facoltosi. È la vettura sportiva più ambita e costosa dell’anno: costa sei milioni di vecchie lire, il doppio di una Porsche 356, qualcosa più di una Maserati 3.500 e assai più di una Jaguar E. Monta il favoloso 12 cilindri in posizione anteriore longitudinale, ma le sospensioni posteriori sono a ruote indipendenti, per la prima volta su una Ferrari di serie, e il cambio, a cinque marce, è montato al retrotreno in blocco con il differenziale per una equilibrata ripartizione dei pesi. Il numero 275, secondo tradizione riferito alla cilindrata unitaria, indica che sotto il cofano c’è un 3.300 cc, con doppio spinterogeno e alimentato da una batteria di tre carburatori Weber, per una potenza di 280 Cv, ma è disponibile anche una variante a sei carburatori con la potenza che sale a 300 Cv. Nella gamma Ferrari c’è anche la nuova 330 GT, coupé due posti più due erede della precedente 250. E’ l’auto del Cavallino destinata alla clientela che, oltre alle prestazioni, guarda al comfort, alla ricchezza degli equipaggiamenti e alla cura delle finiture e che apprezza la possibilità di ospitare quattro persone e una discreta quantità di bagagli. Innovativi per l’epoca, monta anche fra gli accessori a richiesta il condizionatore e il servosterzo. Sarà scelta come auto personale del Drake per diverso tempo. Infine al salone di Ginevra, allo stand Pininfarina, fa la sua prima apparizione al grande pubblico la 500 Superfast, che diventerà ben presto la punta di diamante in tema di auto stradali. Meccanica potente e sopraffino V12 di 5 litri che vanta 400 Cv a 6.500 g/m, accoppiato ad un cambio a quattro marce con overdrive, poi sostituito da un cinque nelle evoluzioni successive. L’abitacolo è un vero salotto, rivestito in pelle Connolly, adatto ad ospitare i ricchi acquirenti, fra i quali lo Scià di Persia. Costa 11,5 milioni di lire, praticamente come una Rolls Royce Silver Cloud, allora punto di riferimento dei nababbi e fino al 1966 verranno consegnate appena una trentina di Superfast, a sottolinearne l’assoluta esclusività.

Il glamour ed il mito Ferrari nascono proprio in quegli anni, quando ogni lunedì imperversava il nome sulle pagine dei giornali che ne tingevano le lodi dei successi sportivi. Ma anche tra le vetture da competizione destinate ai clienti corsaioli la casa di Maranello si distingue. Nasce la 250LM, un vero prototipo spacciato come granturismo derivato dalla serie “P” e la vittoriosa GTO viene aggiornata nella serie 1964 con il nuovo V12 di 4 litri di cui vengono realizzati tre esemplari denominati 330GTO con una rinnovata carrozzeria aerodinamica per contrastare le nuove Jaguar e le Cobra-Ford.

La stagione 1964 inizia in febbraio a Daytona e sono le GTO a dominare la gara. Ben quattro berlinette Ferrari conquistano i primi cinque posti in classifica. La vittoria nel catino della Florida è per Phil Hill in coppia con Pedro Rodriguez che precedono la vettura gemella di David Piper e Lucien Bianchi. La GTO privata di Piper ha una particolarità: è l’unica GTO in corsa verniciata di verde inglese invece che del solito rosso. Il merito della verniciatura è dello sponsor del pilota.

Sull’aeroporto di Sebring le rosse vetture ufficiali conducono la danza: Mike Parkes e Umberto Maglioli vincono con la 275 P, seguono Scarfiotti-Vaccarella e Surtees-Bandini che precedono le potenti AC Cobra-Ford distaccate di cinque giri. Surtees e Bandini sono i protagonisti della gara, mantenendo il comando per otto ore con la loro potente 330P di quattro litri.

A Spa si disputa una gara corta ed è Mike Parkes con la GTO a salire sul gradino più alto del podio. Al Nurburgring Scarfiotti e Vaccarella portano alla vittoria la 275P, mentre la GTO di Parkes-Guichet è seconda.

La 24 ore di Le Mans viene vinta dalla Ferrari 275P di Guichet e Vaccarella che precede le 330P di Bonnier-Hill e di Surtees-Bandini. A Reims, Graham Hill e Jo Bonnier sono primi con la 250LM. Il RAC Tourist Trophy si svolge sul tracciato di Goodwood e Graham Hill è nuovamente primo con la 330P della Maranello Concessionaries, mentre David Piper è secondo con la 250LM. L’ultimo atto della stagione si svolge sul tracciato parigino di Monthlery ed è una nuova vittoria per la 330P di Graham Hill e Bonnier.

Il campionato prototipi è nuovamente della Ferrari, ed anche il trofeo GT oltre 2 litri con la GTO. Per la Ferrari è una annata molto importante, oltre al titolo ottenuto con le vetture a ruote coperte, vince il titolo mondiale di F.1 con John Surtees. Per Enzo Ferrari è però anche un anno di polemiche. Il commendatore è adirato con i delegati sportivi italiani che, a suo avviso, non lo hanno difeso in sede internazionale per l’omologazione come granturismo della 250LM. Di vetture ne occorrono almeno 100, ma per altre vetture della concorrenza straniera è stato chiuso più di un occhio. Ferrari, risentito, compie un gesto di clamorosa protesta nei confronti delle autorità italiane, rinuncia alla licenza di concorrente ed iscrive ai gran premi, a fine annata, la F.1 di Surtees con i colori americani, blu e bianco, della Scuderia NART (North American Racing Team) di Luigi Chinetti. Surtees conquista il titolo all’ultima gara, nel G.P. del Massico, con la collaborazione di Lorenzo Bandini che, prima mette fuori gara Graham Hill, e poi, dopo il ritiro di Clark in testa alla gara ed al mondiale, cede la posizione all’inglese. Surtees è il primo, e per ora unico, pilota a conquistare il massimo alloro mondiale sia in auto che in moto.

Dopo oltre mezzo secolo la Ferrari è certamente cambiata, i risultati non sono minimamente paragonabili a quelli di mezzo secolo fa, ma se la sua immagine, unica, è ancora immutata lo deve soprattutto a quelle stagioni di forte passione.

di Massimo Campi
www.motoremotion.it

 
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