Stagione
1964, quando il Cavallino dominava nel mondo
di Massimo Campi
Sono passati cinquantacinque
anni da quel fantastico 1964 quando la scuderia del
cavallino rampante imperversava nel mondo delle corse
dominando tutte le maggiori categorie, dalla Formula
Uno alle ruote coperte.
John Surtees, con
la F158, vince il titolo mondiale, la Sport 275P si
afferma alla 12 Ore di Sebring, alla 1000 Chilometri
del Nurburgring e completa il trionfo con la 24 Ore
di Le Mans, mentre la GTO vince per la terza volta consecutiva
la categoria granturismo entrando nel mito.
La
Ferrari riesce a competere e vincere su più programmi
sportivi ed anche con la produzione di serie raggiunge
dei notevoli traguardi presentando al pubblico favolose
vetture come la coupé 275 GTB (Gran Turismo Berlinetta),
presentata al Salone di Parigi assieme alla versione
spider GTS, uno degli indiscutibili capolavori di stile
e di meccanica creato a Maranello con la collaborazione
di Pininfarina e Scaglietti, quasi un’opera d’arte
più che un’automobile, ancora oggi splendida
cinquantenne, fra le supercar d’epoca più
amate e protagonista di aste frequentate da collezionisti
facoltosi. È la vettura sportiva più ambita
e costosa dell’anno: costa sei milioni di vecchie
lire, il doppio di una Porsche 356, qualcosa più
di una Maserati 3.500 e assai più di una Jaguar
E. Monta il favoloso 12 cilindri in posizione anteriore
longitudinale, ma le sospensioni posteriori sono a ruote
indipendenti, per la prima volta su una Ferrari di serie,
e il cambio, a cinque marce, è montato al retrotreno
in blocco con il differenziale per una equilibrata ripartizione
dei pesi. Il numero 275, secondo tradizione riferito
alla cilindrata unitaria, indica che sotto il cofano
c’è un 3.300 cc, con doppio spinterogeno
e alimentato da una batteria di tre carburatori Weber,
per una potenza di 280 Cv, ma è disponibile anche
una variante a sei carburatori con la potenza che sale
a 300 Cv. Nella gamma Ferrari c’è anche
la nuova 330 GT, coupé due posti più due
erede della precedente 250. E’ l’auto del
Cavallino destinata alla clientela che, oltre alle prestazioni,
guarda al comfort, alla ricchezza degli equipaggiamenti
e alla cura delle finiture e che apprezza la possibilità
di ospitare quattro persone e una discreta quantità
di bagagli. Innovativi per l’epoca, monta anche
fra gli accessori a richiesta il condizionatore e il
servosterzo. Sarà scelta come auto personale
del Drake per diverso tempo. Infine al salone di Ginevra,
allo stand Pininfarina, fa la sua prima apparizione
al grande pubblico la 500 Superfast, che diventerà
ben presto la punta di diamante in tema di auto stradali.
Meccanica potente e sopraffino V12 di 5 litri che vanta
400 Cv a 6.500 g/m, accoppiato ad un cambio a quattro
marce con overdrive, poi sostituito da un cinque nelle
evoluzioni successive. L’abitacolo è un
vero salotto, rivestito in pelle Connolly, adatto ad
ospitare i ricchi acquirenti, fra i quali lo Scià
di Persia. Costa 11,5 milioni di lire, praticamente
come una Rolls Royce Silver Cloud, allora punto di riferimento
dei nababbi e fino al 1966 verranno consegnate appena
una trentina di Superfast, a sottolinearne l’assoluta
esclusività.
Il glamour ed il mito
Ferrari nascono proprio in quegli anni, quando ogni
lunedì imperversava il nome sulle pagine dei
giornali che ne tingevano le lodi dei successi sportivi.
Ma anche tra le vetture da competizione destinate ai
clienti corsaioli la casa di Maranello si distingue.
Nasce la 250LM, un vero prototipo spacciato come granturismo
derivato dalla serie “P” e la vittoriosa
GTO viene aggiornata nella serie 1964 con il nuovo V12
di 4 litri di cui vengono realizzati tre esemplari denominati
330GTO con una rinnovata carrozzeria aerodinamica per
contrastare le nuove Jaguar e le Cobra-Ford.
La stagione 1964 inizia
in febbraio a Daytona e sono le GTO a dominare la gara.
Ben quattro berlinette Ferrari conquistano i primi cinque
posti in classifica. La vittoria nel catino della Florida
è per Phil Hill in coppia con Pedro Rodriguez
che precedono la vettura gemella di David Piper e Lucien
Bianchi. La GTO privata di Piper ha una particolarità:
è l’unica GTO in corsa verniciata di verde
inglese invece che del solito rosso. Il merito della
verniciatura è dello sponsor del pilota.
Sull’aeroporto
di Sebring le rosse vetture ufficiali conducono la danza:
Mike Parkes e Umberto Maglioli vincono con la 275 P,
seguono Scarfiotti-Vaccarella e Surtees-Bandini che
precedono le potenti AC Cobra-Ford distaccate di cinque
giri. Surtees e Bandini sono i protagonisti della gara,
mantenendo il comando per otto ore con la loro potente
330P di quattro litri.
A Spa si disputa una
gara corta ed è Mike Parkes con la GTO a salire
sul gradino più alto del podio. Al Nurburgring
Scarfiotti e Vaccarella portano alla vittoria la 275P,
mentre la GTO di Parkes-Guichet è seconda.
La 24 ore di Le Mans
viene vinta dalla Ferrari 275P di Guichet e Vaccarella
che precede le 330P di Bonnier-Hill e di Surtees-Bandini.
A Reims, Graham Hill e Jo Bonnier sono primi con la
250LM. Il RAC Tourist Trophy si svolge sul tracciato
di Goodwood e Graham Hill è nuovamente primo
con la 330P della Maranello Concessionaries, mentre
David Piper è secondo con la 250LM. L’ultimo
atto della stagione si svolge sul tracciato parigino
di Monthlery ed è una nuova vittoria per la 330P
di Graham Hill e Bonnier.
Il campionato prototipi
è nuovamente della Ferrari, ed anche il trofeo
GT oltre 2 litri con la GTO. Per la Ferrari è
una annata molto importante, oltre al titolo ottenuto
con le vetture a ruote coperte, vince il titolo mondiale
di F.1 con John Surtees. Per Enzo Ferrari è però
anche un anno di polemiche. Il commendatore è
adirato con i delegati sportivi italiani che, a suo
avviso, non lo hanno difeso in sede internazionale per
l’omologazione come granturismo della 250LM. Di
vetture ne occorrono almeno 100, ma per altre vetture
della concorrenza straniera è stato chiuso più
di un occhio. Ferrari, risentito, compie un gesto di
clamorosa protesta nei confronti delle autorità
italiane, rinuncia alla licenza di concorrente ed iscrive
ai gran premi, a fine annata, la F.1 di Surtees con
i colori americani, blu e bianco, della Scuderia NART
(North American Racing Team) di Luigi Chinetti. Surtees
conquista il titolo all’ultima gara, nel G.P.
del Massico, con la collaborazione di Lorenzo Bandini
che, prima mette fuori gara Graham Hill, e poi, dopo
il ritiro di Clark in testa alla gara ed al mondiale,
cede la posizione all’inglese. Surtees è
il primo, e per ora unico, pilota a conquistare il massimo
alloro mondiale sia in auto che in moto.
Dopo oltre mezzo secolo
la Ferrari è certamente cambiata, i risultati
non sono minimamente paragonabili a quelli di mezzo
secolo fa, ma se la sua immagine, unica, è ancora
immutata lo deve soprattutto a quelle stagioni di forte
passione.
di Massimo Campi
www.motoremotion.it
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